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Sostenibile, socievole e flessibile: il coworking nel nuovo NOI Techpark Brunico
Dai circuiti da corsa ai meleti e i vigneti dell’Alto Adige. L’ultima arrivata in casa NOI Techpark è una tecnologia che solitamente viene utilizzata per testare le auto sportive, ma come insegnano le dottrine del pensiero critico, l’innovazione è ovunque, basta saperla intercettare, adattare e trasformare. Accade così con la Galleria del vento dell’Agroforestry Innovations Lab di unibz, un laboratorio in cui vengono sviluppate nuove tecnologie per applicazioni agricole, forestali e ambientali.
La Galleria, mutuando le funzioni adottate per la valutazione aerodinamica delle macchine da corsa, ricrea un ambiente confinato in cui valutare la sostenibilità ambientale dei trattori e dei rimorchi, misurando la dispersione di antiparassitari e di altre sostanze, attraverso un’analisi dei flussi verticali e orizzontali. Oltre a questo, la Galleria serve anche per certificare le attrezzature agricole. Un progetto che riscuote sempre più interesse oltre che da parte dei ricercatori di unibz, anche dalle associazioni di categoria e dalle aziende del settore tecnico-agrario. Tra questi, Caffini, realtà affermata nella produzione di macchine destinate alla protezione delle colture. Superati i test del laboratorio, infatti, le aziende possono ricevere le certificazioni richieste in ambito Comunitario per poter mettere all’opera le proprie macchine. Un’attività che l’Agroforestry Innovations Lab sta portando avanti, predisponendo certificazioni sia in adempimento ai paramenti italiani che ai parametri tedeschi.
Ma torniamo alle dispersioni: come si testano le macchine agricole nella galleria del vento di NOI Techpark? I test iniziano a eliche spente. A seguire, abbassate le barriere, dal fondo della galleria si attivano le eliche per simulare il vento, con una velocità massima di 20 km orari (quindi 10 volte meno rispetto alla velocità che solitamente viene usata per i test aerodinamici delle auto). Poi il trattore col rimorchio passa davanti alla galleria spruzzando acqua dagli ugelli dell’atomizzatore – per simulare l’erogazione degli antiparassitari. Appositi strumenti di intercettazione, detti “patternator”, misurano la deposizione del prodotto e la nuvola spruzzata: dalle analisi, si capirà l’entità dei fenomeni di dispersione in atmosfera. Nel caso in cui fosse eccessiva, il laboratorio darà indicazioni all’azienda per ripensare la configurazione della macchina.
In questo modo, le macchine agricole vengono testate nelle loro reali condizioni sul campo. Valutare come si diffondono nell’atmosfera queste sostanze consente di intervenire sulle caratteristiche costruttive delle macchine per limitare il fenomeno della deriva e, quindi, l’inquinamento da pesticidi. Con un sistema ottico detto “ombrografo”, o “shadowgraph”, è possibile infatti stimare anche le particelle che più probabilmente restano in atmosfera, fotografando campioni di decine di migliaia di gocce; mentre con speciali patternator verticali, costruiti in maniera da raccogliere l’acqua distribuita ogni 10 cm di altezza, si può valutare la quantità e la distribuzione di prodotti fitosanitari a diverse altezze. Quest’ultimi possono anche supportare fogli di carta idrosensibile, che catturano le gocce e permettono di valutare il grado di copertura della distribuzione.
Le competenze attivate dal laboratorio, quindi, sono diversificate e ricadono nell’ambito dell’ingegneria agraria, coinvolgendo sia skills costruttive e funzionali delle tecnologie utilizzate, sia agronomiche fino a competenze digitali connesse alla rilevazione e alla raccolta dei dati. Ma non è tutto, perché tante altre sono le attività svolte dal laboratorio guidato dal prof. Fabrizio Mazzetto di unibz: dallo sviluppo di soluzioni tecnologiche per l'automazione dei processi agricoli e forestali e per la gestione informatizzata in tutte le tipologie di imprese agroambientali, allo studio delle condizioni di sicurezza delle macchine su pendenze estreme fino all’efficienza energetica dei motori agricoli, compresi quelli alimentati da combustibili alternativi. Perché ricerca e innovazione hanno, appunto, innumerevoli campi di applicazione. Non ultimo, quello connesso alle attività di certificazione di prodotto e di processo relativo alle tecnologie impiegate nei diversi settori agroforestali.